L'istituto d'arte e mestieri Bauhaus, scuola di arte, architettura e design che opera in Germania fino al 1933 tra Weimar Dessau e Berlino, fu fondato a Weimar dall'architetto Walter Gropius nel 1919. Lo stile unico perseguito da questo movimento (il tentativo di coniugare creatività e design), trova numerose rappresentazioni non solo in Germania, ma anche nel resto dell’Europa.
«Formiamo dunque una nuova corporazione degli artigiani, senza però quell’arroganza di classe che vorrebbe erigere un muro di alterigia tra artigiani e artisti! Impegniamo insieme la nostra volontà, la nostra inventiva, la nostra creatività nella nuova attività edilizia del futuro, la quale sarà tutto in una sola forma: architettura e scultura e pittura, e da milioni di mani di artigiani si innalzerà verso il cielo come simbolo cristallino di una nuova fede che sta sorgendo».
(Programma del Bauhaus di Weimar, 1919)
Gli allievi dell'istituto erano pittori, architetti, ceramisti, tessitori, scultorie e designer, impegnati in attività di gruppo come gli artisti e gli artigiani del Rinascimento.
Lo stile caratteristico del Bauhaus era semplice, geometrico e accurato. Il Bauhaus all'inizio venne largamente sovvenzionato dalla Repubblica di Weimar ma nel 1933 la scuola fu chiusa dai nazisti con l'accusa di essere un centro di intellettuali comunisti.
Ad ogni modo il Bauhaus ebbe un grosso impatto sulle tendenze dell'arte e dell'architettura nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti nei decenni a seguire, e molti artisti che vi furono coinvolti vennero esiliati dal regime nazista quindi malgrado l'abolizione dell'istituto, le sue idee si propagarono nel resto del mondo a seguito dell'emigrazione di molti suoi esponenti.
Uno dei principali obiettivi del Bauhaus fu di unificare arte, artigianato e tecnologia. La macchina veniva considerata come un elemento positivo e quindi il design industriale e del prodotto ne erano componenti importanti.
E’ proprio in questo clima stimolante e anticonformista, vissuto soprattutto a Berlino, che si assiste all’esaltazione di una forma molto singolare di spettacolo che mette insieme teatro, canzoni e danza: il Cabaret. Gli accenti trasgressivi dei cabarettisti favoriscono anche il diffondersi di una immagine femminile più disinvolta ed emancipata, distante dagli stereotipi tradizionali. A questo proposito non si può non citare la figura di Marlene Dietrich, un’attrice e cantante tedesca – nasce a Schöneberg (oggi quartiere di Berlino) nel 1901 – che conosce la fama internazionale nei primi anni Trenta. Tra le sue particolarità, c’è indubbiamente un nuovo modo di interpretare la femminilità, riuscendo a trasmettere una sensualità indefinita e accentuata che oscilla dal personaggio androgeno a quello della donna fatale che fa impazzire facilmente gli uomini.
«Formiamo dunque una nuova corporazione degli artigiani, senza però quell’arroganza di classe che vorrebbe erigere un muro di alterigia tra artigiani e artisti! Impegniamo insieme la nostra volontà, la nostra inventiva, la nostra creatività nella nuova attività edilizia del futuro, la quale sarà tutto in una sola forma: architettura e scultura e pittura, e da milioni di mani di artigiani si innalzerà verso il cielo come simbolo cristallino di una nuova fede che sta sorgendo».
(Programma del Bauhaus di Weimar, 1919)
L'architetto Italo Statunitense Pietro Belluschi e Walter Gropius |
Lo stile caratteristico del Bauhaus era semplice, geometrico e accurato. Il Bauhaus all'inizio venne largamente sovvenzionato dalla Repubblica di Weimar ma nel 1933 la scuola fu chiusa dai nazisti con l'accusa di essere un centro di intellettuali comunisti.
Ad ogni modo il Bauhaus ebbe un grosso impatto sulle tendenze dell'arte e dell'architettura nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti nei decenni a seguire, e molti artisti che vi furono coinvolti vennero esiliati dal regime nazista quindi malgrado l'abolizione dell'istituto, le sue idee si propagarono nel resto del mondo a seguito dell'emigrazione di molti suoi esponenti.
Uno dei principali obiettivi del Bauhaus fu di unificare arte, artigianato e tecnologia. La macchina veniva considerata come un elemento positivo e quindi il design industriale e del prodotto ne erano componenti importanti.
E’ proprio in questo clima stimolante e anticonformista, vissuto soprattutto a Berlino, che si assiste all’esaltazione di una forma molto singolare di spettacolo che mette insieme teatro, canzoni e danza: il Cabaret. Gli accenti trasgressivi dei cabarettisti favoriscono anche il diffondersi di una immagine femminile più disinvolta ed emancipata, distante dagli stereotipi tradizionali. A questo proposito non si può non citare la figura di Marlene Dietrich, un’attrice e cantante tedesca – nasce a Schöneberg (oggi quartiere di Berlino) nel 1901 – che conosce la fama internazionale nei primi anni Trenta. Tra le sue particolarità, c’è indubbiamente un nuovo modo di interpretare la femminilità, riuscendo a trasmettere una sensualità indefinita e accentuata che oscilla dal personaggio androgeno a quello della donna fatale che fa impazzire facilmente gli uomini.
Questo tratto della sua personalità è facilmente riscontrabile in questo video, in cui la Dietrich interpreta “Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt” (alla lettera: “Da capo a piedi sono disposta all’amore”). E’ un brano di uno dei suoi film più celebri, uscito nel 1929, che rappresenta anche il primo film sonoro del cinema tedesco: Der blaue Engel (L’angelo azzurro).
Nella sua lunga carriera di cantante, Marlene Dietrich ha riscosso innumerevoli successi con canzoni ancor oggi ascoltate e apprezzate. Ne è un esempio significativo il brano simbolo della condizione dei soldati al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale: “Lilì Marlene”. Le note struggenti della canzone, enfatizzate dalla voce roca, sono anche una delle immagini più immediate che si legano al nome e al volto dell’attrice.
Nella sua lunga carriera di cantante, Marlene Dietrich ha riscosso innumerevoli successi con canzoni ancor oggi ascoltate e apprezzate. Ne è un esempio significativo il brano simbolo della condizione dei soldati al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale: “Lilì Marlene”. Le note struggenti della canzone, enfatizzate dalla voce roca, sono anche una delle immagini più immediate che si legano al nome e al volto dell’attrice.