mercoledì 22 giugno 2011

L'epoca d'oro dell'Art-Déco


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fashion magazine Delineator 1923
La maggior parte delle persone confonde l’Art-Déco (anni '20-'30) con la Art-Nouveau, che invece è antecedente (a cavallo tra 1800 e 1900), diversa, quasi opposta nelle linee stilistiche, anche se hanno evidentemente in comune una cosa: la rottura decisa con il passato.

L'Art-Decò, sintesi dalla dizione Exposition  Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, (Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne), tenutasi a Parigi nel 1925, è stato un fenomeno che interessò sostanzialmente il secondo e il terzo decennio del  secolo XX: riguardò le arti decorative, l'architettura, la moda e le arti visive.
Questa corrente investì inizialmente la moda, l’oggettistica e l’immagine pubblicitaria, allargandosi poi all’urbanistica. Il suo sviluppo coprì il periodo compreso tra le due guerre mondiali, ma con differenze di tempo nel mondo: iniziò in Europa nel 1909 e alla fine degli anni ’30 esaurendo in seguito la sua spinta innovativa; negli Stati Uniti invece, se si esclude la moda e l’oggettistica, prenderà piede invece solo negli anni 30.

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L'Art-Decò fu uno stile sintetico, e al tempo stesso volumetricamente, aerodinamico, turgido e opulento, probabilmente in reazione all'austerità imposta dagli anni della prima guerra mondiale e della conseguente crisi economica, e le scoperte archeologiche degli anni Venti suscitarono un enorme interesse per le culture primitive dell'Egitto, dell'Africa e del Messico azteco. Caratteristica fu l'uso di materiali come l'alluminio, l'acciaio inossidabile, lacca, legno intarsiato, forme a zigzag o a scacchi, motivi a 'V' e a raggi solari. Alcuni di questi motivi come appunto i raggi solari furono utilizzati per delle scarpe da donna, griglie per termosifoni, l'auditorium del Radio City Music Hall e la guglia del Chrysler Building.
L'influenza dell'Art-Decò negli anni Venti del Novecento non si limitava all'arte e all'architettura, ma si estendeva come dicevo anche alla moda. Per citare solo alcuni esempi, gli stilisti si ispiravano alle scenografie dei Ballets Russes, ai motivi tessili e ai costumi di Léon Bakst e alle creazioni della Wiener Werkstate.
Nel 1909, l'impresario russo Sergei Diaghilev fondò a Parigi i Ballets Russes, una compagnia che riuniva designer, musicisti, coreografi e ballerini. I Ballets Russes trasformarono il balletto tradizionale in un'esplosione teatrale, coniugando scenografie rivoluzionarie, straordinari costumi e coreografie sperimentali.
Uno dei loro artisti più famosi fu Léon Bakst, autore delle scene e dei costumi dei Ballets Russes tra il 1910 e il 1914. Nel 1910, gli scenari orientaleggianti creati per il capolavoro di Rimskij-Korsakov, la Schéhérazade, destarono sensazione e imposero una tendenza all'orientale nella moda. La crescente partecipazione delle donne nell'ambito dello sport e la comparsa di stili di ballo più movimentati come il Charleston, determinò un cambiamento nell'abbigliamento femminile, e l'evoluzione tecnologica consentì di creare nuovi, promettenti tessuti manifestando lo spirito positivo e produttivo del primo dopoguerra seppe inoltre coniugare alla perfezione l'antico e l'ultramoderno.

Il gusto Déco ebbe anche in Italia un’ampia e precoce affermazione fin dalla Biennale di Monza del 1923 e conobbe una grande diffusione grazie all’instancabile attività di rinnovamento promossa dai futuristi in tutti i campi e al ruolo, non meno importante, svolto da riviste come Casa bella di Marangoni del 1928 e Domus di Giò Ponti, che proponevano oggetti e arredi funzionali di linea semplificata e compatta. Lo stesso Ponti negli anni Venti realizzerà – in qualità di direttore artistico della manifattura ceramica Doccia della Ginori – una serie di ceramiche intitolate Le mie donne, in cui eleganti nudi femminili si stagliano sullo sfondo di stilizzate architetture classicheggianti. Con lui molti altri contribuirono in modo originale e nuovo all’affermazione di questo gusto e tra questi Umberto Brunelleschi, Duilio Cambellotti, Galileo Chini, Fortunato Depero. Una volta raggiunta però la produzione di massa, l'Art-Decò iniziò a perdere lentamente campo in Occidente. Iniziò a essere derisa perché si riteneva che fosse kitsch e che presentasse un'immagine falsa del lusso. Alla fine questo stile fu stroncato dall'austerità della seconda guerra mondiale.

E così, sulle note dei grandi solisti del jazz e di quel charleston che animò la gioia di vivere di tante giovani e disinibite ragazze dai capelli corti si chiuse una delle stagioni più felici del gusto e del costume del ‘900. E mentre con l’avvento del sonoro brillano sul grande schermo le stelle di Hollywood, in Europa – con l’avvento di Hitler – la musica cambia e si preparano ben piùfoschi scenari.

Cinema

Nelle sue fatiscenti architetture Art-Decò c’è Metropolis di Fritz Lang (film muto del 1927), regista e sceneggiatore austriaco, noto soprattutto per i suoi lavori all'interno della scuola  espressionista tedesca, dopo i quali si spostò a lavorare a Hollywood.

Metropolis è tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Brazil.

Un capolavoro,incessante ossessivamente magnifico dove l'attrice Brigitte Helm interpretò il doppio ruolo di Maria, candida ragazza e donna-robot senz'anima.
Brigitte Helm il prototipo di donna fatale tipico dell'Art-Decò, il termine vamp (donna vampiro) fu coniato per lei.


Musica: dall'Hot Jazz e il Charleston, fino all'avvento dello Swing

St. Louis 1925 Di A Diamond - Fell From The Sky
In America sono gli anni d’oro del Jazz e del Charleston. Quest'ultimo fu un ballo di derivazione jazzistica diffusosi intorno agli anni venti, di andamento veloce e brillante con ritmo sincopato in 4/4. Il Charleston fu senza dubbio il più brioso, gaio e scoppiettante ballo dell'epoca moderna. Per sua struttura, si staccava nettamente da tutti gli altri balli, possedendo una personalità inconfondibile ed inimitabile. L'Hot Jazz è un genere di jazz caratterizzato dalle variazioni improvvisate dai solisti, dall'uso frequente del sincopato e da particolare intensità e calore.
La musica che sarebbe stata chiamata "jass"e poco dopo "jazz" nasce a New Orleans all'inizio del XX secolo. Il musicista cui è attribuito il titolo di "padre del jazz", Buddy Bolden è attivo a New Orleans nel 1904. Nel 1906 il pianista Jelly Roll Morton compose il brano "King Porter Stomp", che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà.


La parola jazz venne stampata da un quotidiano, per la prima volta, nel 1913. Con la crisi del ‘29 ed in pieno proibizionismo, si sentì il bisogno di novità anche nel campo musicale: lo stile "Hot Jazz" di New Orleans ed il Dixieland non soddisfacevano più il pubblico. I locali di Kansas City e New York (Cotton Club in testa) decisero di affidarsi a musicisti giovani con nuove idee. Kansas City divenne il regno di Count Basie ed il Cotton Club di NY quello di Duke Ellington: le loro orchestre, con le loro assolute diversità, scandiranno e influenzeranno gli sviluppi futuri del Jazz fino al 1940. Lo swing di Kansas City era segnato da una totale influenza del blues mentre quello di New York, grazie a "Duke" Ellington, per alcuni versi strizzava l'occhio persino alla musica sinfonica. A differenza dei generi precedenti, nello swing si diede una maggiore importanza alla sezione ritmica, generalmente composta da chitarra, pianoforte, contrabbasso e batteria, la quale aveva il compito di creare una base per le improvvisazioni dei solisti; si svilupparono così le big band, costituite anche da 20-25 elementi. Peculiarità dello swing rimane comunque la possibilità di essere eseguito sia da big band che da gruppi formati anche da tre, quattro o cinque persone: queste ultime daranno vita al genere successivamente denominato mainstream.

Architettura:
Chrysler Building
New York
Empire State Building
New York

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